Bellegra

Bellegra è un comune italiano di 2 887 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio. Sorge a 815 metri sul mare.

Territorio

Bellegra sorge sul Monte Celeste, a 815 metri sul livello del mare, ed ha una superficie di 18,77 chilometri quadrati.
I Monti Ruffi, una catena montuosa compresa tra i monti Prenestini ad ovest, e imonti Lucretili a nord, ricadono nel territorio comunale.
Nel territorio comunale scorre il fiume Sacco.

Clima

Il clima di Bellegra è tipico delle zone subappenniniche di bassa montagna, con inverni relativamente lunghi e freddi con frequenti gelate (media di gennaio di 3 °C) ed estati tiepide e temperate con rari giorni di calura e nottate piuttosto fresche (media di agosto di 21 °C). La neve è fenomeno frequente, e in caso di freddo marcato può cadere abbondante e perdurare al suolo diversi giorni essendo il paese arroccato in cima e quindi esposto ai venti. Le temperature in pieno inverno possono toccare punte di -11 °C. Secondo la classificazione dei climi di koppen ricade nel clima “Cfsb” (clima temperato submediterraneo ad estate tiepida con un breve periodo di moderata siccita’ estiva) anche si riscontrano alcuni caratteri di continentalità dovuti dalle escursioni termiche sia giornaliere che annue (temperatura media annua di circa 12 °C).

Storia

Fu edificata sulle rovine dell’antica Vitellia, di cui sono ancora visibili alcuni tratti di mura pecetto-ciclopiche. Fu abitata dagli Equi, antica popolazione, che occupava un’area oggi compresa fra il Lazio e l’Abruzzo, costantemente citata nella prima decade di Livio come ostile a Roma, che praticava l’agricoltura e l’allevamento degli ovini. Inoltre, vengono ricordati come un popolo di cacciatori e di guerrieri.

Monte Celeste

Monte Celeste si erge nel Lazio centrale, tra la valle del fiume Aniene, affluente sinistro del Tevere e quella del Sacco, affluente destro del fiume Liri-Garigliano. Esso inizia in contrada Sbarre, gradualmente si innalza fino all’altezza di 815 metri sul. livello del mare e con la Mora Valea o Vallea digrada in contrada Vaccarecce. Sulla zona più alta di Monte Celeste sorge Bellegra, denominata Civitella dal secolo X al secolo XIX.
Il fianco Est di Monte Celeste, che guarda verso Subiaco, scende a precipizio sul territorio sottostante; il lato Ovest, volto verso San Vito, digrada in massima parte con l’impressionante pendenza del 60 % circa. Monte Celeste è al centro di un immenso anfiteatro di monti che formano un imponente, ed incantevole corona, ricca di vivaci forme.
A Nord si ergono i Monti Tiburtini, e spicca monte Gennaro. Seguono, allineate, le tre vette dei Ruffi, denominate volgarmente le mammelle d’Italia. L’arco montuoso segue con i Monti Car¬seolani ed i Simbruini settentrionali, nei quali si annidano Oricola e Cervara di Roma. Ad Est i Simbruini centrali e meridionali. Fra loro emergono: Monte Calvo, che rimboschito con conifere dopo la seconda guerra mondiale sta ricoprendosi di verde; Monte Livata, sede di sport invernali; Monte Talco, nelle cui grotte il giovane Benedetto da Norcia si santificò e maturò il disegno di fondare il monachesimo occidentale; Monte Autore, che durante l’inverno, coperto a lungo di neve, pare un vecchio incappucciato.
Sul fianco occidentale il celebre e venerato santuario della SS. Trinità, annualmente visitato da migliaia di credenti.Monte Viglio, alto 2156 metri giganteggia sul sistema; alle sue falde nasce il fiume Aniene, che dà il nome a tutto il bacino imbrifero.A Sud i Monti Ernici, la fertile pianura della Ciociaria ed i Monti Ausoni ed Aurunci. Ad Ovest i Lepini nei quali troneggia la vetta Semprevisa, alta 1536 metri. Dopo la stretta zona pianeg¬giante; percorsa nell’Evo Antico dalla Via Latina, i Prenestini chiu¬dono l’immenso anfiteatro. I monti, che circondano Monte Celeste, non sono ricchi di vegetazione ed anche durante il periodo estivo presentano zone brulle. D’inverno si ammantano di neve e formano un diadema candidissimo e luminoso intorno ad esso. Il territorio della valle dell’Aniene è ondulato. Colline coltivate a cereali e ricche di viti ed olivi succedono a colline verdi di ca¬stagneti, fino ai piedi dei monti. In luoghi sicuri e pittoreschi sor¬gono vetusti e storici castelli. Da monte Celeste possono contem¬plarsi a Nord ed Est, nella terra degli Equi: Ciciliano, Cerreto, Rocca S. Stefano; Rocca di Mezzo,. Rocca Canterano, Canterano, il territorio di Arsoli, Oricola, Cervara di Roma, Subiaco con la sua medioevale rocca abbaziale, i celebri monasteri sublacensi, centri di religiosità e di cultura, Arcinazzo Romano annidato tra i Monti Affilani ed il grazioso Monte Altuino, il territorio di Affile, e Roiate adagiato sul fianco del maestoso monte Scalambra.
La valle del Sacco, con la sua testa nei boschi di Montecasale, si stende verso il meridione, allargandosi nella Ciociaria fra i Monti Ernici ed i Lepini. I suoi fianchi, costituiti inizialmente da fertili colline, ricche di vigne e di oliveti, produttori di ottimo vino e raffinato olio, prolungandosi, lasciano il posto alla pianura. Gli Ernici la resero celebre. Nel varco, lasciato dai Lepini e dai Prenestini, ha timidi inizi il territorio pianeggiante, che si pro¬tende fino al Mar Tirreno; fu abitato dai bellicosi Volsci. Da Monte Celeste ad Ovest e Sud, sulle vette e sui fianchi dei monti, sulle colline ed in pianura, si osservano: un lembo di S. Polo, Guada¬gnolo, La Mentorella, Capranica, Rocca di Cave, S. Vito, Velletri, Anzio, Nettuno, l’azzurro Tirreno, Artena, Valmontone, Colleferro, Segni, Montelanico, Carpineto, Gavignano, Gorga, Sgurgola, Mo¬rolo, Rocca Massima, Anagni, Ferentino, Paliano, Olevano Romano, le terre del Serrone, del Piglio e di Acuto.
Il Panorama, che si apre intorno a Monte Celeste, è vasto, vario e splendido in ogni stagione dell’anno, presentando ubertose pianure, ridenti colli, austeri monti, con molteplici colori e forme e numerosi cittadine e paesi, che durante il giorno ricordano le vicende del passato e nelle ore notturne sembrano costellazioni luminose.Gli osservatori ne restano incantati, lo incidono nella loro fantasia, lo rammentano con perenne emozione. Monte Celeste al pregio panoramico associa la sua millenaria storia. Vi ebbero stanza gli Ernici, gli Equi, i Romani. I maestosi avanzi poligonali, la strada consolare, le tipiche opere cementizie romane, i reperti archeologici in metallo, in marmo ed in ceramica, le sue vicende di libero comune, il complesso edilizio, le chiese, le tradizioni religiose, culturali e sociali ne proclamano la vitalità. Gli scrittori ne hanno lasciato elogi entusiastici.
Valga per tutti ciò che scrisse il reverendo don Vincenzo Maria Ronconi, vicario generale dell’abbazia nullius di Subiaco, nel manoscritto della sua visita pastorale del 1791, visita effettuata per mandato del pontefice Pio VI. “ Civitella sorge su un alto monte, ma il suo aspetto è così bello ed elegante che piace anche a chi non lo voglia. Domina all’intorno l’intera abbazia e le pianure delle diocesi di Palestrina e di Anagni, e da questa sua splendida posizione gode, giubila e saluta le stesse onde del mare. (Il Mar Tirreno).
L’aria è piacevolissima e saluberrima e le comode strade of¬frono gradite occasioni a passeggiare. Possiede un vastissimo ter¬ritorio ed abbonda di ogni genere di prodotti (rinomati per qualità e quantità)

Grafico abitanti Bellegra

Architetture religiose
La cappella di Santa Lucia si trova vicino alla casa dei Patrizi. Possiede un solo altare e ha in un quadro le immagini della beata vergine Maria di Santa Lucia e di altri santi dipinti.Attualmente è di proprietà Tuzi.
La chiesa di San Nicola è costituita dal presbitero e da un’unica navata, sull’arco principale si legge la dedica: LAUS DEO, BEATAE VIRGINI MARIAE ET S. NICOLAI ECCLESIAE PATRONO. È artisticamente decorata in stucchi anteriori al 1671, la navata è coperta con la volta a botte, che sostituì nel 1873 il soffitto a cassettoni, è illuminata da sette finestroni dei quali 3 aperti nel lato destro, 3 nel fianco sinistro ed uno sulla parete frontale.Ingloba una chiesa del 1200 intitolata a Santa Lucia.
Convento di San Francesco
Faggi e castagni circondano il ritiro francescano che ospitò, in occasione del suo soggiorno sublacense nel 1223, san Francesco. Nei secoli successivi il complesso crebbe e nel 1683 il convento venne eretto a Ritiro francescano anche se incerte appaiono, ancora oggi, le sue origini. Al suo interno è presente un museo francescano, in cui sono documentati gli aspetti legati alla vita monastica, ma anche le testimonianze della religiosità popolare. Incerte sono infatti le origini del convento di San Francesco per il quale, essendo stato più volte rimaneggiato, non è possibile risalire con certezza, attraverso le analisi stratigrafiche e murarie, all’epoca della fondazione. La presenza di San Francesco a Bellegra, comunque, è attestata da più eventi e legata tra l’altro ad un’opera di proselitismo, noi oggi diremmo di promozione, secondo quanto si può leggerenelle cronache dell’ordine dei Frati minori. Un’opera di “conversione” che per i tempi e la presenza massiccia del fenomeno del banditismo nella valle dell’Aniene ha del “miracoloso”. È una testimonianza della conversione di tre briganti, da parte del poverello di Assisi sarebbe dimostrata, secondo alcuni studiosi, dalla presenza nel convento di antiche pitture e iscrizioni che rammentano il fatto, e dal conservarsi delle loro presunte spoglie, collocate nella cappella di S. Teofilo da Corte, identificabili con quelle ricordate nel XVII secolo nella sagrestia della chiesa. È certo, comunque, che la presenza di San Francesco nel convento di Bellegra ha rappresentato un momento importante per l’affermazione, all’interno dell’ordine, di questo convento, ma la presenza francescana sul territorio, non bisogna dimenticarlo, ha rappresentato un momento importante anche per la vita civile.
Le origini di Bellegra si perdono nella notte dei tempi.
Stando alle fonti più attendibili, sembra che il vecchio nucleo – l’allora Vitellia – esistesse già nel VI secolo a.C. sul Monte Celeste, dove oggi sorgono le case del paese, vi furono insediamenti degli Equi e degli Ernici ed infine dei Romani. Questi ultimi vi si stabilirono dopo aspre battaglie, facendo del monte un’importante postazione strategica.
Anche se la storia del paese sembra in più punti offuscata dalle contraddizioni, di quanti hanno voluto ricostruirla, le testimonianze tangibili di quel passato si trovano ovunque nella zona, a cominciare dai resti di un tempio dedicato alla dea Bona e caratterizzato da imponenti muraglioni squadrati, detti “Mura Ciclopiche “, che costeggiano il paese in più parti, e danno un’idea dei sistemi difensivi di allora. Interessanti anche le “Opus Cementicus”, costruzioni cementizie erette dai Romani.
Nel comune di Bellegra è presente un’area di grande rilevanza ambientale e paesaggistica, detta “Pantano”, interessata da vistosi fenomeni carsici, tra il fosso delle Vaghe ed il Fosso La Cona troviamo le “Grotte dell’Arco” lunghe quasi 1000 mt. ed in alcuni punti alte fino a 30 mt., precedute da un grande arco naturale esterno, quale residuo del primordiale sviluppo della grotta.
La cavità naturale risulta estremamente suggestiva per la ricchezza di stalattiti, stalagmiti, inghiottitoi e contiene resti di faune del paleolitico medio e superiore con tracce di industria litica del Mesolitico, nonché pitture antropomorfe e zoomorfe. Il Ministero per i Beni Culturali Ambientali in una sua nota del 27 giugno 1981, considerato che la grotta riveste importante interesse per lo studio delle culture del paleolitico e del mesolitico, riteneva l’area interessata dal percorso della grotta di particolare interesse archeologico ai sensi della legge 01 giugno 1939 n. 1089.
Il sito è inoltre oggetto di recupero e valorizzazione di tale bene archeologico e dell’area circostante per la ri-costituzione di microhabitat soprattutto acquatici per la riproduzione della batracofauna; la creazione poi di un percorso naturalistico tra la grotta e la sede dell’attuale camping per la fruizione di un’area turistico didattica.

Convento di San Francesco

Il convento di San Francesco è del 1200, dove vivono pochi frati dediti ai lavori dell’orto e alla preghiera.
Sono qui vissuti San Tommaso da Cori, il Beato Oddi da Vallinfreda, e Il Beato Mariano da Roccasale.
Immerso nel verde dei Castagni e dei Faggi, il ritiro francescano sorge sulla strada che porta a Rocca Santo Stefano.
Fu proprio San Francesco, durante il soggiorno a Subiaco del 1223, a sperimentarne la suggestione. Pochi anni dopo, i frati francescani lì residenti trasformarono in cappella la celletta vissuta dal santo.
Nei secoli successivi il complesso crebbe e nel 1683 venne eretto a Ritiro Francescano; vi accorsero una lunga schiera di religiosi, con l’intenzione di dedicarsi ad una vita di sacrifici: ricordiamo fra Mariano da Roccacasale e fra Diego Oddi.
Il convento oggi ospita un interessante museo francescano, che documenta non solo la vita di raccoglimento e meditazione dei cappuccini ma anche le folcloristiche testimonianze di religiosità popolare succedutesi dei secoli.

GROTTE DELL’ARCO

A circa 4 km ad Est dal centro abitato di Bellegra,
vi è una area di grande rilevanza ambientale che si estende tra la Valle Cupa e la zona conosciuta con il toponimo Le Cese interessata da vistosi fenomeni carsici.Caratteristica è una depressione carsica, la valle del Pantano dove, fino al inizio del 900’, esisteva un lago, prosciugato nel 1911 per utilizzazione agricola.
Da questo piccolo bacino e da un suo emissario sotterraneo si è originato un fenomeno di carsismo naturale “le Grotte dell’Arco”, lunghe quasi 1.000 m.Sono denominate “Grotte dell’Arco” perché ad una trentina di metri più a valle dalla sua entrata, si trova un arco naturale di pietra.
Sono le uniche della Provincia di Roma. Oggi sono facilmente raggiungibili grazie ai nuovi lavori di pavimentazione della strada rurale. La visita delle grotte risulta estremamente suggestiva per la ricchezza di stalattiti, stalagmiti, inghiottitoi, camere e per l’osservazione della fauna di grotta in particolare chirotteri, anfibi e ancora micro e mesofauna tipica di tale strutture. Lo sviluppo della grotta è soprattutto in lunghezza piuttosto che in profondità consentendo un accesso relativamente agevole.

FONTE NOCCHIETTA
Tra i grandi castagneti di Bellegra,
sgorga l’acqua salutare della caratteristica Fonte Nocchietta. Da un punto di vista botanico è interessante notare un insediamento di leccio sul Monte Celeste, proprio sopra le case del centro abitato: questo tipo di quercia, infatti, nonostante sia tipico della macchia costiera, riesce a crescere e svilupparsi in una zona ad alta quota, sfruttando il calore che le rocce accumulano durante il giorno.
Meritano una visita anche il bosco comunale, all’interno del quale è possibile seguire un percorso naturalistico, e il parco pubblico «Giardinetti».Tutto il territorio è ricco di acque sorgive che danno origine ad una fitta rete di torrenti con forte azione erosiva; le stesse acque alimentano anche numerosi fontanili, disseminati per il Comune, molto pittoreschi. Uno di questi torrenti sotterranei è particolarmente importante perché percorre uno dei luoghi più belli di Bellegra e cioè la Grotta dell’ Arco, una caverna formatasi per erosione carsica, unica cavità in Italia con imboccatura singola e a sviluppo orizzontale, lunga circa un chilometro e che consente un accesso piuttosto facile ai visitatori essendo alta, in alcuni punti, fino a 30 metri. Proprio per il fatto di essere attraversata dal torrente, la grotta anticamente costituiva il serbatoio d’acqua per un mulino chiamato «mola» in dialetto locale.