Genazzano

-Genazzano ; il castello colonna

e la sua storia.

A nord, su di una collina tufacea, il Castello Colonna domina su Genazzano in tutta la sua maestosità e splendore. La sua storia è legata, come testimonia il suo stesso nome, alla famiglia Colonna che nel corso del tempo, di generazione in generazione, grazie ad ampliamenti, resero il Castello da semplice fortezza difensiva a residenza padronale di grande rilievo artistico e architettonico. Il primo documento che riguarda il castello Genazzano risale al 10 agosto 1022 ed è un atto di donazione per la badia di Subiaco. Già nel 1053 passa alla famiglia Colonna che vi installa la prima struttura solo nel Medioevo, intorno al 1227, per adibirlo ad avamposto difensivo. La fortezza infatti è posta a nord e presenta due torri per meglio difendere il luogo da eventuali attacchi nemici. Soltanto nel periodo rinascimentale la fortezza viene trasformata in residenza personale della famiglia, grazie ai lavori intrapresi da Filippo Colonna, principe del paese. Oddone Colonna che nacque a Genazzano alla fine del 1300 e che divenne poi Papa nel 1417 con il nome di Martino V, fece restaurare la parte ovest del castello per adibirla a sua residenza. Le cornici in marmo delle finestre, i camini e i sedili in marmo delle sale di rappresentanza si contrappongono agli elementi in travertino del versante est del castello, l’ “ala borgiana”; Infatti tra il 1500 e il 1503 il castello fu posseduto dalla famiglia Borgia che contribuì ad opere di fortificazione nella parte orientale di esso. Nel 1503 il feudo fu assegnato a Pompeo Colonna (probabile committente del Ninfeo), che contributi alla sistemazione del portico nel cortile. Nel 1639 il cardinale Girolamo Colonna contribuì alla realizzazione degli affreschi della cappella situata al primo piano, nell’ala est, raffiguranti squarci di paesaggi e scene sacre. Nel cortile si trovano un pozzo ed una fontana ottogonali, anch’essi del periodo rinascimentale voluti da Filippo Colonna e che ricevevano l’acqua dall’acquedotto romano. L’accesso al Castello un tempo era consentito anche al popolo che poteva rifugiarsi in caso di attacco ed usarlo come luogo di scambi commerciali durante il giorno. Ma nel XVIII secolo, la costruzione della balaustra a chiudere a sud il cortile, ne impedì l’accesso al castello da parte dei cittadini. Il castello giunge incolume fino al 1915, quando un terremoto con epicentro ad Avezzano ne provoca i primi dissesti. Continuando, Nel 1943, una squadriglia della RAF, per distruggere i forni allestiti dentro il castello dall’esercito tedesco che riforniva Cassino provocò notevoli crolli. Nel 1979, il Castello è stato acquistato dal Comune di Genazzano che diede vita ai primi lavori di ristrutturazione. Oggi il Castello torna a dominare in tutta la sua maestosità. Divenuto Centro Internazionale d’Arte Contemporanea, nei suoi spazi sono state ospitate prestigiose mostre: Cucchi, Pizzicannella, la collezione Tonelli, si sono articolate nei 3000 mq di superficie suddivisa in più di 20 sale. Il Castello è dotato di una serie di servizi quali biblioteca specializzata, archivio storico, sala conferenze, servizio visite guidate, laboratori didattici, tecnologia multimediale, videoteca, biblioteca digitale e cartacea.

(Castello Colonna, vista aerea)

 

                                             MONUMENTI PRINCIPALI DI GENAZZANO:

                                                     Ninfeo Bramante di Genazzano:

 Sorge su quello che era il “Giardino Vecchio” del castello, e fino al XX secolo si riteneva fosse di origine romanica o dell’Alto Medioevo. La datazione è incerta e non documentata: forse fu costruito tra il 1501-1503 sotto il papato di Alessandro VI Borgia il quale lo abbellì e fortificò; o più probabilmente fu eseguito su commissione del cardinale Pompeo Colonna al Bramante tra il 1507-1511.La scelta dell’ordine tuscanico nel Ninfeo e anche nel Castello Colonna è stata operata in piena coscienza, in linea con una forte tendenza della prassi contemporanea. Infatti già nei primi due decenni del XVI secolo il toscano-dorico viene considerato l’ordine più adatto alle architetture extraurbane. Dalle ricerche condotte sui materiali e tecniche costruttive, il Ninfeo risulta costruito in due fasi distinte con relativo cambio di progetto e destinazione d’uso.Inizialmente concepito come padiglione estivo, impostato sullo schema della basilica di Massenzio e dei frigidarium delle terme romane, si presenta come un piccolo complesso di ambienti dove era possibile passeggiare, incontrarsi, studiare, discutere. Il complesso fu concepito certamente come luogo di rappresentazione teatrali e di feste pubbliche. Prova di ciò è la presenza dei molti vasi in argilla, aventi funzione acustica murati nelle pareti della zona rialzata, in modo da creare una sorta di camera acustica.

 

 

 (vista frontale del Ninfeo Bramante)

 

 

                                SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO:

 

Secondo la leggenda, nel 1467 a Genazzano la terziaria agostiniana Petruccia di Ienco, successivamente divenuta beata per volere di papa Clemente XIV il 22 novembre 1735, detta “beata Petruccia”, vedova di Giovanni di Nocera, spese tutti i suoi beni per restaurare una primitiva chiesa del 1356, dedicata alla “Madonna del Buon Consiglio”, che era in rovina ed in stato di abbandono. Poiché i suoi beni non erano sufficienti per terminare il lavoro, gli abitanti di Genazzano iniziarono a deriderla. Ma lei disse con tranquillità: «Non vi preoccupate, figlioli miei, prima che io muoia – allora era già molto avanzata in età – la Beata Vergine e Sant’Agostino porteranno a termine i lavori della chiesa stessa». Un anno dopo la pronuncia di queste parole i turchi invasero l’Albania ed arrivarono ad assediare la città di Scutari. Quel giorno un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino si staccò miracolosamente da un muro della basilica di Scutari (distrutta prima dai turchi, poi ricostruita e nuovamente distrutta durante il dominio comunista in Albania e ricostruita nuovamente negli anni ’80-’90) per sfuggire alla distruzione. Due uomini a lei devoti, Giorgi e De Sclavis, videro la sacra immagine volare e sorretta dagli angeli. I due decisero di seguirla e, per volere della Madonna, percorsero il mar Adriatico a piedi. Il 25 aprile 1467, durante la festa di San Marco, l’immagine arrivò e si posò sulla chiesa in costruzione. La notizia di questo fatto miracoloso si diffuse e per questo cominciarono pellegrinaggi da tutta Italia, in particolare si ricorda quello da Nepi e, grazie a miracoli e guarigioni miracolose, vennero fatte molte elemosine dai pellegrini, e così non solo venne completata la chiesa, ma venne eretto anche un convento.

 

 

 (vista frontale del santuario)

 

 

                                                      CHIESA DI SANTA CROCE:

                                                        

La chiesa di Santa Croce si trova dentro la cinta muraria, subito a destra di “Porta Romana”. Essa risale al X secolo ed era un tempo proprietà dei Benedettini di Subiaco che erano i principali feudatari delle terre laziali della Santa Sede e che per le numerose donazioni avvenute in epoca medievale, possedevano la maggior parte del territorio genazzanese . Era intitolata ai SS. Stefano e Lorenzo, per diventare poi chiesa e cappella d’ospedale fino al bombardamento nel 1944 .Ad un’unica navata absidata, all’interno conserva preziosi affreschi che da un primo studio sono stati ricondotti a quattro cicli pittorici .Del primitivo periodo di raffigurazioni, eseguiti forse da “Maestro Consolo” della scuola benedettina, si ha testimonianza a metà della parete da un gruppo di tre figure di benedettini, una con il breviario in mano, e due inginocchiate in atto di implorazione. Solo questo rimane del primo ciclo e sono venuti alla luce a causa di un distacco dell’intonaco che ha parzialmente tagliato la figura di San Francesco, raffigurato davanti ad una piccola chiesa, che riceve le stimmate .Questa immagine sovrapposta fa parte di una fascia di episodi ( terzo ciclo quattrocentesco) di minore pregio, che proseguono nella parte bassa fino a metà della parete destra, unendosi con eleganti figure sacre, probabilmente di scuola giottesca che fanno parte invece del secondo ciclo del XIII secolo .Tra i molti graffiti antichi sui cicli di affreschi che spesso hanno permesso la loro datazione, vi è un documento di grande valore costituito da una scrittura in tre righe incisa sulla tonaca della terza figura della parete destra dell’ingresso: “Hic fuit Michael Bonsemplans de Guielominii cum cardinale de Campiano anno domini MCCCXLVII”.Nella parte sinistra due sole raffigurazioni: “La Crocifissione” ed i simboli di essa, rimangono nel secondo ciclo; isolata nel resto della parete sia “La Madonna col Bambino” , sia la Crocifissione del catino absidale, appartengono al quarto ciclo (secolo XVIII)Della pavimentazione originaria non c’è più traccia, mentre all’interno è conservata un’acquasantiera ricavata da un capitello logorato .Attualmente è chiusa al culto ed è adibita a Sacrario dei Caduti, con ossario interrato al centro della navata

 

(affresco di santa croce)

 

 CHIESA DI SAN PAOLO APOSTOLO

 

Chiamata nelle antiche visite pastorali “Colleggiata Primaria Maggiore e Matrice”, la chiesa di San Paolo Apostolo è probabile sia stata eretta nel XIII secolo. Notizie certe esistono solo dopo il 1277 nelle Conventiones, dove uno dei testimoni dell’atto è Giacomo Gallinella, arciprete di San Paolo. Nell’anno 1356 Pier Giordano Colonna assegna la chiesa ai sacerdoti secolari. Il 10 settembre del 1480 Imperiali, moglie di Antonio Colonna , nel suo testamento, lascia alla chiesa vari beni.In quell’anno la chiesa non possedeva l’aspetto attuale e probabilmente non era dissimile da Santa Maria del Buon Consiglio e da San Giovanni, prima dei rifacimenti neoclassici, come ricorda il Senni, storico locale. La pavimentazione è in marmo bicolore ed è rialzata rispetto alla soglia d’ingresso; finti marmi con stucchi compongono la pesante decorazione che nel coro tenta di dare l’illusione prospettica di profondità. Il campanile cosmatesco a torre quadrata è marcato nei quattro ordini di celle trilobe, da modanature di mattoni e marmorei modiglioni.L’edificio ha subito una ristrutturazione nel secolo XVIII che, pur risparmiando la torre campanaria, ha alterato aspetti dell’originario complesso romanico. Vennero erette due navate laterali, e la sacrestia addossata al campanile, utilizzando i fondi delle confraternite genazzanesi . Una lapide posta sulla porta maggiore ne ricorda i lavori.Nel 1829 la facciata fu ristrutturata e venne creata una grande cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1889, su commissione del parroco Mons. Serafino De Bellis il pittore Prof. Cesare Caroselli diresse la decorazione della chiesa e dipinse la Gloria del presbiterio. L’organo di grande valore è invece del signor Malvestio di Padova.Tra le opere presenti nella chiesa vanno ricordate: la pala dell’altare maggiore di San Nicola, un’ edicola marmorea del 1512, una fonte battesimale del secolo XVI; la pala dell’altare maggiore con Maria, San Pietro e San Paolo, i Santi titolari della chiesa rappresentati in busti marmorei del secolo XIV, posti in facciata, in altri due busti del secolo XIII posti sotto l’edicola del 1512, e ancora da altri due posti sull’arco del transetto.Peculiarità della chiesa è la decorazione sobria, seppur ricca di marmi e variopinti, e l’arco del transetto che riecheggia, nel motivo della serliana, il Ninfeo Bramantesco, parte del giardino colonnese posto fuori le mura di porta romana, nonché le serliane del tiburio della chiesa della Maddalena di Caprinica Prenestina, anch’esso attribuito al Bramante.

(entrata principale della chiesa di San Paolo)