Zagarolo

Il centro storico di Zagarolo è di origine medioevale e la sua urbanistica, che risale al XVI secolo, è di una regolarità tale che non trova facile riscontro nelle cittadine dell’epoca. L’abitato è dominato dalla grossa mole del Palazzo Rospigliosi, il cui nucleo originario era un castello dei principi Colonna che fino al 1100 aveva funzioni esclusivamente militari.

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Il Palazzo subì varie trasformazioni ad opera di Marzio Colonna, dalla metà del ‘500 fino ai primi del ‘600, che ne cambiarono totalmente l’aspetto originario. Scomparvero le torri merlate, il ponte levatoio e tutto quanto poteva identificarsi con le esigenze di carattere militare del tempo. Sul lato nord vennero aggiunte due grandi ali, all’estremità delle quali due altissime colonne di granito, come ciclopiche sentinelle, sembrano montare perennemente la guardia al nobile complesso. Non si può dire di aver parlato di Zagarolo se non ci si sofferma un poco su Palazzo Rospigliosi.
Edificio cinquecentesco, Palazzo Rospigliosi è legato ad una delle famiglie nobiliari della Roma rinascimentale e baracco: i Colonna. L’origine di Zagarolo è remotissima. Secondo un’antica tradizione, un insediamento urbano era già presente nel territorio nell’epoca della monarchia romana e, presso questa comunità arcaica, si presume trovassero rifugio gli esuli di Gabi, distrutta da Tarquinio il Superbo.Questi formarono il ceppo principale che diede vita ad una nuova città. Da antichi documenti, da iscrizioni e lapidi poste su edifici pubblici si desume che gli zagarolesi, da tempi immemorabili, si sono ritenuti discendenti dei gabini.Le vestigia di numerosi insediamenti di epoca romana sparsi qua e là intorno a Zagarolo rendono testimonianza di questa sua plurisecolare vicenda storica. downloadIl palazzo si sviluppa su due piani e lungo due ali parallele a ferro di cavallo con un’apertura sulla piazza centrale che introduce al cortile monumentale d’ingresso. Trasformato da fortezza medievale a palazzo signorile da Pompeo Colonna al ritorno dalla vittoria sui turchi a Lepanto, lo stabile si staglia con le sue dimensioni monumentali lungo il corso principale della cittadina, all’interno del centro storico. L’ala a sinistra del piano terra occupa gli uffici amministrativi della Istituzione Palazzo Rospigliosi, che ne gestisce le attività. Il primo piano accoglie il Museo del Giocattolo, che del genere è tra i più ricchi e forniti del panorama nazionale. Durante l’estate e non solo il Palazzo ospita attività di carattere istituzionale, culturale e musicale. Nel maggio del 1606 trovò rifugio nel palazzo il pittore Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio”, in fuga verso Napoli, che durante la sua permanenza dipinse per il duca Marzio Colonna una Cena in Emmaus ed una Maddalena in Estasi. Un angolo che merita di essere visto è un portichetto, in Via Maestra (oggi Via Fabrini), nei pressi del Comune sotto il quale erano ubicati la pesa, il forno e il macello pubblici.download (2)
Il Museo rivolge particolare attenzione alla diffusione del significato dei giocattoli esposti presso le più giovani generazioni: per tale motivo dedica grande cura alle attività didattiche e di laboratorio, nel corso delle quali vengono trasmesse le tecniche di costruzione di giocattoli, burattini e marionette. Il museo si propone come contenitore vivo e ricco di iniziative per favorire riflessioni e nostalgie, ospitando al contempo attività culturali e didattiche, convegni, seminari, mostre temporanee, spettacoli.
Il percorso museale racconta, con la sua esposizione, non solo la realtà percepita attraverso la trasfigurazione della sensibilità infantile, ma la nostra stessa memoria, che si snoda attraverso le forme dei magici oggetti che popolano le vetrine e gli spazi del museo. I quadri espositivi rappresentano momenti della vita quotidianadownload (3): la città, la strada, la famiglia, le architetture, il lavoro, i trasporti vivono all’interno dello spazio insieme ai viaggi straordinari, alle gare automobilistiche, al circo ed al luna park. Essi provengono da collezioni storiche quali: Billig, Crestetto Oppo, Luisa Dellanzo, Marina Caprari, Sabrina Alfonsi.
Al centro di queste si nota una grande lastra di marmo sulla quale sono incise le misure ufficiali riconosciute nel piccolo stato. Alla sommità della suddetta lastra di marmo vigila austero il busto di un vecchio barbuto che nel dialetto locale veniva chiamato “Lu Gìustu” (il giusto). Esso in realtà raffigura il Papa Clemente IX Rospigliosi.