Genazzano

-Genazzano ; il castello colonna

e la sua storia.

A nord, su di una collina tufacea, il Castello Colonna domina su Genazzano in tutta la sua maestosità e splendore. La sua storia è legata, come testimonia il suo stesso nome, alla famiglia Colonna che nel corso del tempo, di generazione in generazione, grazie ad ampliamenti, resero il Castello da semplice fortezza difensiva a residenza padronale di grande rilievo artistico e architettonico. Il primo documento che riguarda il castello Genazzano risale al 10 agosto 1022 ed è un atto di donazione per la badia di Subiaco. Già nel 1053 passa alla famiglia Colonna che vi installa la prima struttura solo nel Medioevo, intorno al 1227, per adibirlo ad avamposto difensivo. La fortezza infatti è posta a nord e presenta due torri per meglio difendere il luogo da eventuali attacchi nemici. Soltanto nel periodo rinascimentale la fortezza viene trasformata in residenza personale della famiglia, grazie ai lavori intrapresi da Filippo Colonna, principe del paese. Oddone Colonna che nacque a Genazzano alla fine del 1300 e che divenne poi Papa nel 1417 con il nome di Martino V, fece restaurare la parte ovest del castello per adibirla a sua residenza. Le cornici in marmo delle finestre, i camini e i sedili in marmo delle sale di rappresentanza si contrappongono agli elementi in travertino del versante est del castello, l’ “ala borgiana”; Infatti tra il 1500 e il 1503 il castello fu posseduto dalla famiglia Borgia che contribuì ad opere di fortificazione nella parte orientale di esso. Nel 1503 il feudo fu assegnato a Pompeo Colonna (probabile committente del Ninfeo), che contributi alla sistemazione del portico nel cortile. Nel 1639 il cardinale Girolamo Colonna contribuì alla realizzazione degli affreschi della cappella situata al primo piano, nell’ala est, raffiguranti squarci di paesaggi e scene sacre. Nel cortile si trovano un pozzo ed una fontana ottogonali, anch’essi del periodo rinascimentale voluti da Filippo Colonna e che ricevevano l’acqua dall’acquedotto romano. L’accesso al Castello un tempo era consentito anche al popolo che poteva rifugiarsi in caso di attacco ed usarlo come luogo di scambi commerciali durante il giorno. Ma nel XVIII secolo, la costruzione della balaustra a chiudere a sud il cortile, ne impedì l’accesso al castello da parte dei cittadini. Il castello giunge incolume fino al 1915, quando un terremoto con epicentro ad Avezzano ne provoca i primi dissesti. Continuando, Nel 1943, una squadriglia della RAF, per distruggere i forni allestiti dentro il castello dall’esercito tedesco che riforniva Cassino provocò notevoli crolli. Nel 1979, il Castello è stato acquistato dal Comune di Genazzano che diede vita ai primi lavori di ristrutturazione. Oggi il Castello torna a dominare in tutta la sua maestosità. Divenuto Centro Internazionale d’Arte Contemporanea, nei suoi spazi sono state ospitate prestigiose mostre: Cucchi, Pizzicannella, la collezione Tonelli, si sono articolate nei 3000 mq di superficie suddivisa in più di 20 sale. Il Castello è dotato di una serie di servizi quali biblioteca specializzata, archivio storico, sala conferenze, servizio visite guidate, laboratori didattici, tecnologia multimediale, videoteca, biblioteca digitale e cartacea.

(Castello Colonna, vista aerea)

 

                                             MONUMENTI PRINCIPALI DI GENAZZANO:

                                                     Ninfeo Bramante di Genazzano:

 Sorge su quello che era il “Giardino Vecchio” del castello, e fino al XX secolo si riteneva fosse di origine romanica o dell’Alto Medioevo. La datazione è incerta e non documentata: forse fu costruito tra il 1501-1503 sotto il papato di Alessandro VI Borgia il quale lo abbellì e fortificò; o più probabilmente fu eseguito su commissione del cardinale Pompeo Colonna al Bramante tra il 1507-1511.La scelta dell’ordine tuscanico nel Ninfeo e anche nel Castello Colonna è stata operata in piena coscienza, in linea con una forte tendenza della prassi contemporanea. Infatti già nei primi due decenni del XVI secolo il toscano-dorico viene considerato l’ordine più adatto alle architetture extraurbane. Dalle ricerche condotte sui materiali e tecniche costruttive, il Ninfeo risulta costruito in due fasi distinte con relativo cambio di progetto e destinazione d’uso.Inizialmente concepito come padiglione estivo, impostato sullo schema della basilica di Massenzio e dei frigidarium delle terme romane, si presenta come un piccolo complesso di ambienti dove era possibile passeggiare, incontrarsi, studiare, discutere. Il complesso fu concepito certamente come luogo di rappresentazione teatrali e di feste pubbliche. Prova di ciò è la presenza dei molti vasi in argilla, aventi funzione acustica murati nelle pareti della zona rialzata, in modo da creare una sorta di camera acustica.

 

 

 (vista frontale del Ninfeo Bramante)

 

 

                                SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO:

 

Secondo la leggenda, nel 1467 a Genazzano la terziaria agostiniana Petruccia di Ienco, successivamente divenuta beata per volere di papa Clemente XIV il 22 novembre 1735, detta “beata Petruccia”, vedova di Giovanni di Nocera, spese tutti i suoi beni per restaurare una primitiva chiesa del 1356, dedicata alla “Madonna del Buon Consiglio”, che era in rovina ed in stato di abbandono. Poiché i suoi beni non erano sufficienti per terminare il lavoro, gli abitanti di Genazzano iniziarono a deriderla. Ma lei disse con tranquillità: «Non vi preoccupate, figlioli miei, prima che io muoia – allora era già molto avanzata in età – la Beata Vergine e Sant’Agostino porteranno a termine i lavori della chiesa stessa». Un anno dopo la pronuncia di queste parole i turchi invasero l’Albania ed arrivarono ad assediare la città di Scutari. Quel giorno un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino si staccò miracolosamente da un muro della basilica di Scutari (distrutta prima dai turchi, poi ricostruita e nuovamente distrutta durante il dominio comunista in Albania e ricostruita nuovamente negli anni ’80-’90) per sfuggire alla distruzione. Due uomini a lei devoti, Giorgi e De Sclavis, videro la sacra immagine volare e sorretta dagli angeli. I due decisero di seguirla e, per volere della Madonna, percorsero il mar Adriatico a piedi. Il 25 aprile 1467, durante la festa di San Marco, l’immagine arrivò e si posò sulla chiesa in costruzione. La notizia di questo fatto miracoloso si diffuse e per questo cominciarono pellegrinaggi da tutta Italia, in particolare si ricorda quello da Nepi e, grazie a miracoli e guarigioni miracolose, vennero fatte molte elemosine dai pellegrini, e così non solo venne completata la chiesa, ma venne eretto anche un convento.

 

 

 (vista frontale del santuario)

 

 

                                                      CHIESA DI SANTA CROCE:

                                                        

La chiesa di Santa Croce si trova dentro la cinta muraria, subito a destra di “Porta Romana”. Essa risale al X secolo ed era un tempo proprietà dei Benedettini di Subiaco che erano i principali feudatari delle terre laziali della Santa Sede e che per le numerose donazioni avvenute in epoca medievale, possedevano la maggior parte del territorio genazzanese . Era intitolata ai SS. Stefano e Lorenzo, per diventare poi chiesa e cappella d’ospedale fino al bombardamento nel 1944 .Ad un’unica navata absidata, all’interno conserva preziosi affreschi che da un primo studio sono stati ricondotti a quattro cicli pittorici .Del primitivo periodo di raffigurazioni, eseguiti forse da “Maestro Consolo” della scuola benedettina, si ha testimonianza a metà della parete da un gruppo di tre figure di benedettini, una con il breviario in mano, e due inginocchiate in atto di implorazione. Solo questo rimane del primo ciclo e sono venuti alla luce a causa di un distacco dell’intonaco che ha parzialmente tagliato la figura di San Francesco, raffigurato davanti ad una piccola chiesa, che riceve le stimmate .Questa immagine sovrapposta fa parte di una fascia di episodi ( terzo ciclo quattrocentesco) di minore pregio, che proseguono nella parte bassa fino a metà della parete destra, unendosi con eleganti figure sacre, probabilmente di scuola giottesca che fanno parte invece del secondo ciclo del XIII secolo .Tra i molti graffiti antichi sui cicli di affreschi che spesso hanno permesso la loro datazione, vi è un documento di grande valore costituito da una scrittura in tre righe incisa sulla tonaca della terza figura della parete destra dell’ingresso: “Hic fuit Michael Bonsemplans de Guielominii cum cardinale de Campiano anno domini MCCCXLVII”.Nella parte sinistra due sole raffigurazioni: “La Crocifissione” ed i simboli di essa, rimangono nel secondo ciclo; isolata nel resto della parete sia “La Madonna col Bambino” , sia la Crocifissione del catino absidale, appartengono al quarto ciclo (secolo XVIII)Della pavimentazione originaria non c’è più traccia, mentre all’interno è conservata un’acquasantiera ricavata da un capitello logorato .Attualmente è chiusa al culto ed è adibita a Sacrario dei Caduti, con ossario interrato al centro della navata

 

(affresco di santa croce)

 

 CHIESA DI SAN PAOLO APOSTOLO

 

Chiamata nelle antiche visite pastorali “Colleggiata Primaria Maggiore e Matrice”, la chiesa di San Paolo Apostolo è probabile sia stata eretta nel XIII secolo. Notizie certe esistono solo dopo il 1277 nelle Conventiones, dove uno dei testimoni dell’atto è Giacomo Gallinella, arciprete di San Paolo. Nell’anno 1356 Pier Giordano Colonna assegna la chiesa ai sacerdoti secolari. Il 10 settembre del 1480 Imperiali, moglie di Antonio Colonna , nel suo testamento, lascia alla chiesa vari beni.In quell’anno la chiesa non possedeva l’aspetto attuale e probabilmente non era dissimile da Santa Maria del Buon Consiglio e da San Giovanni, prima dei rifacimenti neoclassici, come ricorda il Senni, storico locale. La pavimentazione è in marmo bicolore ed è rialzata rispetto alla soglia d’ingresso; finti marmi con stucchi compongono la pesante decorazione che nel coro tenta di dare l’illusione prospettica di profondità. Il campanile cosmatesco a torre quadrata è marcato nei quattro ordini di celle trilobe, da modanature di mattoni e marmorei modiglioni.L’edificio ha subito una ristrutturazione nel secolo XVIII che, pur risparmiando la torre campanaria, ha alterato aspetti dell’originario complesso romanico. Vennero erette due navate laterali, e la sacrestia addossata al campanile, utilizzando i fondi delle confraternite genazzanesi . Una lapide posta sulla porta maggiore ne ricorda i lavori.Nel 1829 la facciata fu ristrutturata e venne creata una grande cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1889, su commissione del parroco Mons. Serafino De Bellis il pittore Prof. Cesare Caroselli diresse la decorazione della chiesa e dipinse la Gloria del presbiterio. L’organo di grande valore è invece del signor Malvestio di Padova.Tra le opere presenti nella chiesa vanno ricordate: la pala dell’altare maggiore di San Nicola, un’ edicola marmorea del 1512, una fonte battesimale del secolo XVI; la pala dell’altare maggiore con Maria, San Pietro e San Paolo, i Santi titolari della chiesa rappresentati in busti marmorei del secolo XIV, posti in facciata, in altri due busti del secolo XIII posti sotto l’edicola del 1512, e ancora da altri due posti sull’arco del transetto.Peculiarità della chiesa è la decorazione sobria, seppur ricca di marmi e variopinti, e l’arco del transetto che riecheggia, nel motivo della serliana, il Ninfeo Bramantesco, parte del giardino colonnese posto fuori le mura di porta romana, nonché le serliane del tiburio della chiesa della Maddalena di Caprinica Prenestina, anch’esso attribuito al Bramante.

(entrata principale della chiesa di San Paolo)

Capranica Prenestina

 

 

Capranica Prenestina, a 915 s.l.m, è un paese dei Monti Prenestini che, poco conosciuto rappresenta una notevole riserva di verde per la presenza di vaste pinete, abetaie boschi di faggio,castagno e querce. Situato in un piacevole e tranquillo paesaggio, Capranica Prenestina è una meravigliosa meta turistica che consente, a soli 50 chilometri da Roma,soggiorni distensivi e rilassanti .Il piccolo borgo è arroccato con le sue casette e le sue stradine ripide e silenziose.

Il museo civico naturalistico;

Il Museo Civico Naturalistico dei Monti Prenestini, inaugurato il 16 giugno 2001, è inserito nell’Organizzazione Museale Regionale (O.M.R.), nel Sistema Museale Tematico RESINA ed ha ottenuto il Marchio di Qualità, riconoscimento premiante per i servizi culturali museali di qualità. All’interno del Museo è stato creato un giardino laboratorio con piante e animali del luogo, osservabili nel corso della loro crescita del loro sviluppo, della loro integrazione. Questo centro di eccellenza, in costante attività, si propone come punto di riferimento ideale per le escursioni nel territorio, attraverso una sentieristica specializzata ed appositamente attrezzata.

La chiesa di S .Maria Maddalena;L’attuale chiesa, dedicata a Santa Maria Maddalena, è frutto di varie ricostruzioni, ma conserva ancora intatta la testimonianza della sua prima fase costruttiva nel campanile, risalente alla prima metà del XV secolo, fatto erigere da papa Martino V (Oddone Colonna). Esso è alto 17 metri, a pianta quadrata, con tre ordini di finestre, bifore nel primo e nel secondo e monofore nel livello terminale, dove sono collocate le campane. La copertura del campanile è schiacciata e coperta con coppi. La torre campanaria risulta di diverso orientamento rispetto alla chiesa e ciò fa presumere l’esistenza di una costruzione diversamente orientata rispetto a quella attuale .L’elemento dominante della chiesa è l’imponente cupola definita dal Bossi come “l’elemento più bello e caratteristico” dell’edificio. E’ una costruzione rotonda, a doppia calotta, traforata da un elegante loggiato costituito da sette arcate il quale lascia un passaggio di circa un metro. Dall’arcata centrale, nel lato posteriore della chiesa, sporge un balcone a guisa di tabernacolo, costituito da due colonne corinzie che sorreggono una trabeazione. Le altre arcate si adornano di una trifora ad omega, del motivo della cosiddetta serliana, costituita da due colonne intermedie (corinzie e doriche) che portano gli architravi terminanti in alto le aperture laterali e l’arco dell’apertura mediana e concentrica agli archi è tutta una serie di fori rotondi che formano una corona .La parte inferiore della trifora è occupata da un davanzale a balaustra che corrisponde ai piedistalli delle colonne e che appoggia su di un robusto cordone di pietra. In alto il loggiato termina con una forte cornice a mensole

 

La chiesa rurale della Madonna delle Fratte; E’ questo il Santuario dedicato alla Madonna delle  Fratte: semplice e rozzo nella sua linea architettonica,  costituisce, tuttavia, il centro della devozione mariana  capranicense. Apparentemente, la piccola chiesa  potrebbe sembrare priva di ogni interesse storico;  all’incontro v’è da ritenere che tra le sue vecchie pietre  sia nascosto il silenzio di oltre quattro secoli.

L’antico tempietto, nella sua parte originaria, è di epoca assai remota, presumibilmente  della prima metà de secolo XVI, Originariamente dedicato a S. Leonardo, venne successivamente intitolato alla  Madonna delle Fratte.

La chiesetta venne restaurata ed ampliata intorno al 1741;  L’antica Sacra Immagine,  mutilata a seguito degli eventi bellici del 1944, venne  nuovamente dipinta su tavola dal prof. Giovanni. Battista Conti di Roma nel 1947 e  collocata nell’odierno santuario l’11 aprile dello stesso anno

Il 3 settembre 1971 , a seguito di  raschiature praticate sulla parete di fondo del tempietto, è venuto in luce un antico  affresco, di cui è rimasto solo un frammento, che ritrai l faccia del Bambino Gesù in  atteggiamento di abbandono sul petto della Vergine Madre.

             San Rocco con il cane e il pane

In tutta l’iconografia san Rocco, è rappresentato con il cane Oreste o Reste.Reste è di una generosità inarrivabile perché dalla sua bocca porge a san Rocco un piccolo pezzo di pane, un panino. In tempo di peste e carestia Reste, secondo il racconto, addirittura ruba il pane dalla tavola del nobile Gottardo Pallastrelli, padrone della muta alla quale il cane appartiene, e lo porta a san Rocco capovolgendo la regola secondo la quale è l’uomo che dà da mangiare all’animale.
Il nobile Gottardo, incuriosito dal modo di fare di Reste, scoprirà san Rocco e ne resterà a sua volta affascinato tanto da diventarne discepolo. Il rapporto tra Reste e san Rocco evidenzia l’illimitata santità di Rocco che avvolge il creato e tutte le forme di vita.

Il palazzo Baronale: l’attuale palazzo sorge su antiche preesistenze di cui ancora si conservano testimonianze nella struttura interna, . Alcuni ambienti del primo piano, tra cui la cosiddetta “legnara”, mostrano, nelle mensole lignee che sorreggono i travi e nella porticina , di appartenere ad una costruzione più modesta , E’ invece al secondo-terzo decennio del XVI secolo che vanno riferite le finestre che rivelano la pura arte del medio rinascimento e che, nell’adozione delle mensole a voluta sorreggenti le cornici aggettanti, si richiamano direttamente all’opera di Donato Bramante , al quale del resto ci si riferisce anche per il progetto della cupola di Santa Maria Maddalena. Con la seconda fase costruttiva ci fu il completamento del Palazzo: venne edificato un terzo ordine di finestre , si definì il grande ingresso a bugnato sormontato dal balcone e si eseguì la bugnatura negli spigoli laterali e nella costruzione della gradinata di accesso. All’interno si costruì lo scalone ed il grandioso salone rettangolare. Addossata all’antico palazzo, è visibile la costruzione, tozza e robusta, di una torre di epoca incerta, eretta tra i sec. XVI e XVII. Il Palazzo conserva all’esterno la sua nobile struttura cinquecentesca, elegantemente articolata tra fitta tessitura calcarea bianca e membrature chiaramente definite mentre all’interno si presenta quasi totalmente ristrutturata.

La tradizione a tavola:

I piatti caratteristici del menù di Capranica Prenestina debbono il loro successo ai prodotti che si trovano in natura nella zona dei Monti Prenestini: funghi, cicoria, ricotta, castagne, ecc. Provate a richiedere alcuni piatti con il curioso nome locale che affianca la traduzione italiana! Innanzitutto gli antipasti: salsicce, prosciutti e formaggi di pecora e di capra fatti a mano dai contadini e dai pastori. I primi piatti: la polenta di farina di granturco, gli gnocchi, le fettuccine fatte a mano condite con un delizioso sugo di funghi porcini, i ravioli con la saporita ricotta di pecora e le “lane pelose” (andremmappa), la pasta tipica locale (larghe fettuccine fatte con crusca di farina e acqua, tagliate o strappate a mano) condite con il sugo di castrato. Per i secondi piatti si va dalle salsicce locali alla brace, all’abbacchio alla “scottadito”, a tutte le carni arrostite nel forno a legna. Una particolarità della zona sono i funghi: il posto di prestigio spetta ai porcini (ammaracci), ottimi e copiosi nei boschi di Capranica, soprattutto nei castagneti, ma sarà gustoso assaggiare gli ovoli (velocce), i galletti (valuzzi), cucinati soprattutto per il sugo della pasta, i prugnoli (spinaroli), la famigliola (funghi di quercia), i prataioli (prataroli), in quantità nelle praterie e di cui quelli bianchi si condiscono ad insalata. Sotto la neve, si nasconde l’agarico geotropo (spinarolo invernale), scovato dagli appassionati che non rinunciano ai funghi neanche d’inverno.

 

Le sagre;

E’ proprio il suo prodotto più tipico, la “Mosciarella” ,la cui lavorazione si tramanda nei secoli con la forza di una scelta radicata nel tempo, ad essere  legato alle castagne. Ancora download (7)oggi si lavora la castagna facendola essiccare mediante un processo lungo, un vero e proprio rito che si ripete seguendo la tradizione antica. La Mosciarella ogni anno viene celebrata a novembre con una grande festa, in cui tutti possono assistere al processo di trasformazione della castagna in mosciarella: dalle “casette” per l’essiccazione alla compressione e la battitura.

 

GUADAGNOLO:

 Sopra un’enorme roccia calcarea  sorge Guadagnolo, centro abitato più alto del Lazio. La montagna, qui è caratterizzata da varietà botaniche così uniche, da essere inserite nella carta regionale del Lazio, fra gli ecosistemi da salvaguardare e si innalza solitaria e maestosa verso il cielo, coronata da formidabili rupi alpestri.  Il villaggio secondo una prima tesi, sarebbe infatti nato all’epoca delle incursioni barbariche, quando i romani, fuggiaschi, si sarebbero stanziati nei pressi di un antichissimo fortilizio del quale restano solo i ruderi di una torre precedente il V secolo. secondo altre tesi, invece, il nucleo originario sarebbe stato costruito dai contadini che lavoravano le terre di appartenenza dei Monaci del Santuario, come avvenne negli antichissimi Monasteri di Cassino, di Subiaco e vari altri luoghij, il nome Guadagnolo deriverebbe dai piccoli guadagni che locandieri ed osti ricavavano dai pellegrini che si recavano a visitare il Santuario della Mentorella.A metà del XII secolo, Guadagnolo, insieme alla vicina Poli, vennero ceduti da Oddone III alla celebreimages (5) famiglia Conti che ne rimase in possesso per 6 interi secoli finché, nel 1.808 passarono per eredità alla famiglia dei Duchi Sforza Cesarini e, da quest’ultima, nel 1.820, alla famiglia Torlonia. La connessione a Poli, formalizzata nel 1.826, prosegue fino al 1.930, quando con il passaggio al Comune di Capranica Prenestina, ne divenne una parte integrante che, dall’alto della sua collocazione, contribuisce ad impreziosirne il territorio e ad arricchirne il patrimonio storico-artistico.Proprio sulla sommità del paese si ergeva infatti l’antica Chiesa di S.Giacomo Apostolo a pianta rettangolare, divisa da due archi a tutto sesto, con il soffitto a cassettoni verdi e rossi al cui interno, era collocato un’affresco cinquecentesco rappresentante la Madonna, S.Sebastiano ed altri Santi. Purltroppo nel 1.950, nonostante le richieste di restauro da parte della comunità di Guadagnolo all’ora governo, il decadimento prodotto dalla pioggia e dall’umidità, ne determinò il crollo. Successivamente fu costruita una nuova Chiesa dedicata a San Giacomo Apostolo situata all’entrata del piccolo borgo prima di arrivare nella principale piazza detta un tempo del SS. Salvatore.L’opera di maggiore pregio storico-artistico, resta  comunque il Monumento al Gesù Redentore sorto  su proposta dello storico Monsignor Giuseppe  Cascioli per opera dello scultore Raffaele  Zaccagnini, che lo eseguì in pietra locale, Inaugurato  nel 1.903, già nell’immediato dopoguerra, il  monumento era in pessime condizioni. Nel 1.921 la  testa della statua, abbattuta da un fulmine, venne  conservata sulla base della stessa, nella cappelletta

 

Il santuario della Mentorella;

Sulla cima di una rupe che cade a picco sulla valle di Giovenzano sorge il Santuario della Mentorella. La chiesa, dedicata alla Beata Vergine, si dice che sia stata edificata dall’imperatore Costantino e consacrata da papa Silvestro I. La leggenda intorno alla nascita della chiesa è, come accade spesso, intrecciata alla realtà storica dell’epoca e si arricchisce di fascino e mistero. Il nome Mentorella ha, secondo gli studiosi, diverse origini, tra cui riportiamo le due più plausibili: dalla Torre Morella, fortilizio altomedioevale non più esistente; dal generale goto Wult, che convertitosi al Cristianesimo a Montecassino si ritirò successivamente in questo sito, che da lui trasse il nome il Wultvilla, volgarizzato, attraverso vari passaggi , in Vulturella e poi Mentorella. La storia del sito si accompagna con quella di Guadagnolo; il Santuario fu proprietà dei Monaci di Subiaco fino al tardo secolo XVI, quando lo lasciarono e ad essi subentrarono i Gesuiti. Diversi gruppi vengono  per passare la giornata in preghiera e meditazione approfittando  dell’aria buona e del silenzio che aiuta a stare tra le braccia della  Madre e ricaricarsi per affrontare la vita, tornando a casa pieni di  pace e della Grazia di Dio. Sono stati realizzati diversi restauri  della chiesa e della struttura del convento con i servizi nuovi per  meglio servire i pellegrini. Il Santuario è stato Durante il Grande Giubileo del 2000 la mèta dei  diversi pellegrinaggi giubilari delle parrocchie, vari gruppi religiosi e laici, le associazioni di  vario genere. Il tempo del Grande Giubileo è stato, come 100 anni fa, di aiuto nella  preparazione del Centenario dell’Incoronazione della statua della Madonna delle Grazie  della Mentorella.

Tradizioni

Nel paese di Guadagnalo è ancora molto praticato l’allevamento di bestiame come : mucche,pecore e capre.  Il latte derivato da questi animali viene ancora oggi trasformato a mano ,in ricotte e formaggi dai vecchi pastori.

LE SAGRE

La lumaca è un mollusco dotato di carni tenere, con pochi grassi e con un livello proteico analogo a quello del pesce. Le lumache rientravano già nell’alimentazione umana ai tempi dei romani ed erano sicuramente utilizzate anche durante l’epoca medievale. La convinzione che le lumache siano difficili da digerire è legata in realtà alle salse e agli intingoli che vengono utilizzati abitualmente per prepararle; di per sé, infatti, la loro carne non presenta problemi di digestione. Prima di preparare una pietanza a base di lumache è indispensabile lavarle bene con acqua e aceto (un 20% di aceto bianco) e bollirle; una volta lessate possono essere conservate in congelatore.

Sagra della braciola di pecora;

Tradizionale braciola di pecora, cotta alla brace con legna di faggio, acero e quercia. Viene servita con un buon bicchiere di vino.

 

 

 

Capranica Prenestina is a small village on the mountains Prenestini with an altitude of 915m.on the sea level. This village has many forests of beech, chestnut and oak trees. Situated in a peaceful landscape, Capranica Prenestina are of the most important tourist destinations near Rome.

The natural Civic Museum ;

The Museum was inaugurated in June 2001, it is part of the Organization Regional Museum.

Inside you can appreciated garden with local plants and animals.

Church Santa Maria Maddalena;

Dedicated to Santa Maria Maddalena, the church was built in the 15 century.

The rural church of  the Madonna delle Fratte;

This church dedicated of Madonna delle Fratte is a simple church, and it is the center of Marian Capranicense devotion.

The Barional Palace;

The present building  stands on ancient pre-existing structures of which are still preserved evidence in the internal structure.

The tradition at the table;

The particular Capranica’s menus are most know for the genuine products like: porcini mushrooms, chicory, ricotta cheese, chestnuts, considered basic ingredients for preparing tasty dishes as appetizers you can have try homemade sausages, sheep cheese made from the shepherds.

As main courses you can have polenta cornmeal and homemade gnocchi, seasoned with tomato sauce.

Festivals;

The most typical product is the “Mosciarella”: it is a country festival celebrated during the half of November. It refers to a chestnut that is dried during a long process that is refer to the  following an ancient tradition.

Guadagnolo

Is the highest mountain in Lazio where you can have an amazing new of the place. The original center was built by peasants who worked the land belonging to the Monks of the Sanctuary

The Mentorella Sanctuary;

The church, dedicated to Beata Vergine, was built by Costantino and consecrated by Pape Silvestro. The sanctuary was owned by the monks of Subiaco until the late sixteenth century, when they gave it to they Jesuits. Nowadays it is a place where you can go and pray and medidate on the meaning of life.

Taditions;

In the village of Guadagnolo is still widely practiced livestock such as cows, sheep and goats. The milk made from these animals is still turned the necessary ingredient to make ricotta and other cheese for shepherds.

Menù Capranica Prenestina

Appetizers :

Sheep cheese and typical cured meat.

First courses:

Ravioli stuffed with ricotta cheese and spinach: fresh pasta seasoned with tomato meat sauce.

Fettuccine with local porcini mushrooms.

Main courses:

Sausages and grilled steaks.

Lamb “scottadito”

Side dishes:

Sauteed chicory.

Desserts:

Red wine Donuts.

Liquors:

A large choice of varied liquors.

Wines:

“Cesanese” di Olevano

Capranica Prenestina, est située à 915 m. Sur le niveau de la mer, est un petit village des Monts Prenestini. Capranica Prenestina est une belle destination touristique près de Rome avec des séjours apaisants et relaxants.

Le musée civique naturel;

Le musée civique naturel des Monts Prenestini, Ouvert le 16 juin 2001,  est inséré au sein de l’Organisation des Musée Régional (O.M.R.).

À l’intérieur du musée, a été créé un jardin de laboratoire avec des plantes et des animaux locaux observés au cours de leur croissance, de leur développement et de leur intégration.

Église de S.Maria Maddalena;

L’église actuelle, dédiée à Sainte Marie-Madeleine, est le résultat de plusieurs restaurations, mais elle conserve intacte le témoignage de sa première phase de construction. Elle  est de 17 mètres de haut, avec un plan carré, où les cloches sont situées. L’élément de l’église dominante est l’impressionnant dôme défini par Bossi comme “l’élément le plus beau et caractéristique” de l’immeuble.

Eglise de Madonna delle Fratte;

C’est le Sanctuaire dédié à la Madonna delle Fratte: simple dans son style architectural est, cependant, le centre de Capranica pour la dévotion mariale. L’ancien temple, dans sa partie originale, est très ancien, vraisemblablement de la première moitié du XVIe siècle, à l’origine consacré à Saint-Léonard, a été plus tard consacré à la Madonna delle Fratte. Le 3 septembre 1971, à la suite des effacements pratiqués sur la paroi arrière du temple,  est apparue  une fresque ancienne dont nous n’avons qu’un fragment, qui répresente le visage de l’Enfant Jésus dans l’attitude de repos d’abandon sur la poitrine de la mère.

Le Palazzo Baronale;

L’édifice actuel se dresse sur des anciennes structures préexistantes qui sont encore des preuves préservées dans la structure interne. Et «plutôt à la deuxième à la troisième décennie du seizième siècle, qui devrait être des fenêtres qui révèlent l’art de la Renaissance. Avec la deuxième phase de construction il y a l’achèvement du Palais.

La tradition à la table:

Les plats typiques de la Capranica Prenestina doivent leur succès aux produits qui se trouvent dans la nature dans la région Prenestini champignons, chicorée, fromage ricotta, châtaignes, etc.

D’abord les entrées: saucisses, jambons et fromages faits à la main de mouton et de chèvre faits par des fermiers et des bergers. Les plats principaux farine de maïs de polenta, gnocchi, fettuccine fait à la main condis d’une délicieuse sauce aux champignons porcini, raviolis à la ricotta savoureuse et la «laine velue», les pâtes locales typiques (fettuccine large faite de farine et de son d’eau, à la main) assaisonné à la sauce de mouton. Pour les deuxièmes plats, allant des saucisses grillées locales, all’abbacchio les «côtelettes», à toutes les viandes grillées dans un four à bois. Une spécialité de la région sont les champignons: le lieu de prestige est le porcini (ammaracci), excellent et abondant dans les forêts de Capranica, en particulier dans la châtaigne, mais il sera délicieux pour goûter les ovules (velocce), chanterelles (valuzzi) Cuit surtout pour la sauce à pâtes, l’aubépine, la petite famille (champignons de chêne), les champignons (prataroli), en quantités dans les prairies et où les blancs sont assaisonnés de salade. Sous la neige, il est caché l’agaric géotropique (chien d’aigrette d’hiver), découvert par les amateurs qui ne renoncent pas aux champignons, même en hiver.

Festivals;

C’est seulement son produit le plus typique, “La Mosciarella”, dont le traitement a été transmis au cours des siècles avec la force d’un choix enraciné dans le temps, pui peut  être lié à des châtaignes. Aujourd’hui, ou travaille  la châtaigne séchée par un long processus, un vrai rituel qui se répète en suivant l’ancienne tradition. La  Mosciarella chaque année est célébrée en novembre avec une grande fête, où chacun peut assister au processus de transformation de la châtaignier à mosciarella: les «petites maisons» pour sécher compressif et battre.

                                                                GUADAGNOLO

Au-dessus d’un énorme rocher calcaire se dresse Guadagnolo, le village le plus haut du Latium. La montagne ici est caractérisée par des variétés botaniques uniques pour être inclus dans la carte régionale du Latium, parmi les écosystèmes à protéger et se lève solitaire et majestueux vers le ciel, couronné par formidable falaises alpines. Le village selon une premiere thèse, serait en effet né au moment des invasions barbares, quand les Romains, fugitifs, se sour refrigiés près d’une ancienne forteresse près des ruines d’une précédente tour du cinquième siècle. Le nom de Guadagnolo vient des petits gains que les aubergistes et les hôtes ont pris les pèlerins qui sont venus visiter le Sanctuaire de Mentorella.

Le sanctuaire Mentorella;

Au sommet d’une falaise qui tombe en pente sur la vallée de Giovenzano se trouve le Sanctuaire de la Mentorella. L’église, dédiée à Notre-Dame, aurait été construite par l’empereur Constantin et consacrée par le pape Sylvestre  I. Le sanctuaire appartenait aux moines de Subiaco jusqu’à la fin du XVIe siècle, quand ils sont partis et ils ont été suivis par les jésuites . Plusieurs groupes vour passer la journée dans la prière et la méditation pour  profiter de l’air et de silence.

Traditions;

Dans le village de Guadagnolo  est encore largement pratiqué l’ élevage du bétail comme les vaches, les moutons et les chèvres. Le lait dérivé de ces animaux est toujours transformé à la main pour produire le  ricotta et d’autres fromages des vieux bergers.

Fête du mouton haché;

Côtelettes de mouton traditionnelles, cuites au gril sur du hêtre, de l’érable et du chêne. Il est servi avec un bon verre de vin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrée ;

Fromage de mouton, de chèvre et charcuterie typique du lieu.

 

Primi piatti ;

« Ravioli » farcis au fromage et aux épinards de mouton : pâtes fraîches, farcis avec de fromage cottage et épinards assaisonnés avec du ragoût.

 

Fettuccine au champignons porcini : fettuccine assaisonnés avec de sauce aux champignons typique.

 

Plât de resistance ;

Saucisses et steaks au barbecue.

Agneau « scottadito ».

 

Contour ;

Chicorée faire sauter.

 

Dessert ;

beignets avec du vin rouge.

 

Liqueurs ;

une large choix de liqueurs typiques.

 

Vins ;

« Cesanese di Olevano ».